080 521 1198

Corso Cavour, 24
70121 Bari (BA)

080 495 3005

Via R. Sanzio, 28
70014 Conversano (BA)

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Italia, culla della dermatologia

Presso i nostri Ambulatori Dermatologici a Conversano, si effettuano la diagnostica e il trattamento di tutte le patologie dermatologiche: infiammatorie, autoimmunitarie, oncologiche e allergologiche.

Grande attenzione è data dall’oncologia dermatologica che si avvale di metodiche diagnostiche non invasive come la microscopia  digitale per la diagnosi precoce ed il trattamento del melanoma e dei tumori epiteliali della cute. Ma, come nasce la dermatologia e come si evolve nel tempo?

In questi ultimi anni si sono registrate molteplici ed encomiabili iniziative editoriali dirette a riscoprire ed approfondire le origini della Dermatologia.

È stupefacente rilevare come nel contesto di tali opere la dermatologia italiana occupi un posto di secondo piano, se non addirittura marginale. Eppure la dermatologia italiana può vantare alcuni primati!

  • Essa è stata la prima comunità scientifica dermatologica a riunirsi in associazione: la Società Italiana di Dermatologia, nata nel 1885, è la più antica del mondo a carattere nazionale.
  • Il Giornale Italiano di Dermatologia è stato in ordine cronologico il primo giornale interamente dedicato alla disciplina.
  • I primi trattati di dermatologia sono comparsi in Italia in epoca rinascimentale.

Ci sembra pertanto opportuno che nel sito Web della Società Italiana di Dermatologia figuri un sintetico sommario che ricordi la nascita e lo sviluppo della nostra disciplina, sommario che vuole avere una valenza simbolica senza alcuna pretesa di carattere storico.

ORIGINI

Nell’antico Egitto fu notevole l’interesse verso la cute come ben si evince dalle figure dei faraoni o degli alti funzionari statali, i quali apparivano truccati e imbellettati qualora vi fossero eventi pubblici, iniziando pertanto a creare una rudimentale tradizione cosmetologica.

È proprio in area egizia che furono rinvenute le prime testimonianze scritte che mostrano interesse verso l’ambito dermatologico, come ben si evince dai papiri di Ebers e di Smith. Il papiro di Ebers tratta di numerosi argomenti di ambito medico, tra i quali la dermatologia: pone attenzione a varie malattie cutanee quali eruzioni, ulcere e tumori, e sull’utilizzo di unguenti adatti al trattamento di tali disturbi. Nel papiro di Smith vengono fornite indicazioni per applicare uno dei primi preparati dermatologici mai registrati prima di allora, segnando con precisione il metodo corretto per l’applicazione dell’unguento e gli effetti che ne derivano da esso: questo veniva preparato da un frutto, l’hermayet, che dopo specifiche lavorazioni veniva trasformato in una sorta di massa con consistenza simile all’argilla.Secondo le indicazioni riportate dal papiro, veniva consigliato al paziente di utilizzare tale unguento per trattamenti quali la rimozione delle rughe, macchie, segni dell’età e per eliminare tutti i piccoli difetti della pelle, garantendone inoltre l’efficacia di tale rimedio. Importante in ambito dermatologico fu senza dubbio la figura di Cleopatra, la quale pose molte attenzioni alle cure della pelle per fini prettamente estetici: tramite i suoi bagni immersa nel latte, scoprì i benefici dell’acido lattico nell’idratare la pelle, ed inoltre è risaputo che la regina d’Egitto conoscesse già tecniche epilatorie basate sull’uso di olio, zucchero e succo di lime.

Persino nella Bibbia vi sono accenni alla dermatologia, e in particolar modo la lebbra assume un ruolo rilevante: propriamente con questo termine venivano designate almeno 72 malattie dermatologiche diverse (tra le quali forse erano incluse anche la sifilide e il vaiolo), che causavano l’esclusione dell’individuo affetto dalla società, costretto ad identificarsi impuro per via di questa malattia alla quale si credeva non vi fossero rimedi.[5] Nella Versione dei Settanta, il termine lebbra era usato per tradurre l’ebraico tsarâ’ath, cioè la malattia deturpante della pelle e manifestazione della rabbia di Dio, intesa come castigo divino con conseguenti limitazioni e impedimenti nella società.Nella Bibbia si trovano poi riferimenti a varie malattie cutanee quali tumori, psoriasi e ulcerazioni.

È senz’altro la medicina greca a dare un significativo contributo alla dermatologia, grazie alle figure di importanti medici. Per molti secoli la storia greca fondò il suo pensiero fra la stretta connessione tra bellezza esteriore e interiore, pertanto, essendo l’aspetto esterno dell’individuo fonte di grande attenzione, le cure del corpo furono di grande interesse all’interno della Grecia classica.

In epoca romana alcuni studiosi di medicina e naturalisti ebbero a soffermarsi su patologie di interesse dermatologico, fornendo particolari di estremo interesse per la precisione e l’appropriatezza del linguaggio. Valga per tutti la descrizione dell’alopecia areata fornita da Celso nel IV libro del «De re medica»: «fit in capillo et in barba. Id vero quoad a serpentis similitudine οφιασις appellatur, incipit ab occipitio».

In epoca rinascimentale spiccano le figure di Gerolamo Fracastoro (1478-1553), Gabriele Falloppio (1523-1562), e Gerolamo Mercuriale (1530-1606).

Fracastoro, noto come autore del poema in versi latini Syphilis, sive morbus gallicus, dal quale trasse il nome la sifilide, dette alla luce altre opere di medicina tra cui il De contagione et contagiosis ove è esposta una teoria precorritrice della moderna batteriologia, la teoria dei germi vitali, da lui chiamati «seminaria morbi», trasmissibili da un individuo ad un altro e distinti in «crassiora» e «subtiliora».

Il Falloppio, oltre ad aver lasciato larghissima impronta negli studi anatomici, scrisse il Libelli duo, alter de ulceribus, alter de tumoribus praeter naturam dove sono riportate opinioni degli antichi ma anche osservazioni acute ed originali, come quelle relative al comportamento di piccoli lembi cutanei. Quando staccati dall’organismo, frammenti di padiglione auricolare o del naso possono essere rinsaldati di nuovo nell’organismo, purché subito riapplicati e suturati, osservazioni che appaiono precorritrici di quelle di Tagliacozzi, Reverdin e Thiersch.

Mercuriale è autore del De morbis cutanei et omnibus corporis humani excretionibus, primo trattato di una certa consistenza dedicato interamente alle malattie cutanee, dove sono trattate le malattie del cuoio capelluto, come il defluvio dei capelli, l’alopecia, l’ophiasis, la calvizie, la canizie, la pedicolosi, la porrigine, e le tigne.

Con l’avvento dell’Unità d’Italia la dermatologia, come disciplina autonoma, muove i primi passi e poche facoltà disponevano di docenti con cattedre autonome. Tra questi ricordiamo il Gamberini, professore a Bologna dal 1860, il Tanturri a Napoli dal 1868, lo Scarenzio a Padova.

Anche in altri Paesi europei la dermatologia stentava a trovare una propria autonomia. In Inghilterra, che pure aveva avuto un grande clinico come Robert Willan (1751-1812), autore di una fondamentale classificazione delle malattie cutanee, la dermatologia era ancora praticata dai chirurghi e dai medici generici.

Anche a Parigi c’erano difficoltà nonostante patria del grande maestro come Louis Alibert (1768-1837), universalmente riconosciuto come il padre della dermatologia francese ed europea.

L’ottocento può essere considerato il secolo d’oro per la dermatologia: la figura del dermatologo si delinea sempre di più, e acquista una sua autonoma dignità. Nel 1886 Gian Battista Soresina fondò il ‘Giornale Italiano delle Malattie Veneree e delle Malattie della Pelle’, prima rivista scientifica della materia. Nel 1859 l’Ospedale Maggiore di Milano creò un reparto apposito per le malattie della pelle, il quale all’inizio era distinto dal reparto dedicato a coloro che erano affetti da malattie veneree, per poi essere uniti sotto un’unica sede qualche tempo dopo. Verso la metà dell’ottocento la dermatologia divenne a tutti gli effetti una branca a sé stante, affidata a cultori sempre più competenti.

fonte SIDeMaST e Wikipedia